L’Associazione Mario Frasca intervistata dalla stampa giapponese ”ASAHI SHIMBUM”

Testata Giornalistica: Asahi Shimbun Edizione del 23 maggio 2014

Italia Articolo 11 della Costituzione “Il ripudio della Guerra”
L’invio di truppe fa pensare ad una nuova interpretazione della Costituzione (Estero) il diritto alla legittima difesa

A seguito della grande sconfitta della seconda guerra mondiale, l’Italia, come il Giappone, ha deciso di sottoscrivere “il ripudio della guerra” a livello legislativo. Tuttavia, i governi che si sono succeduti oltre a ribadire tale rifiuto a tutti i paesi stranieri con insistenza, hanno ripreso l’interpretazione di tale legge e l’hanno allargata a ragioni relative alle difficoltà negli aiuti e all’intervento umanitario. In questo modo, viene a trasformarsi l’ideologia pacifista che porta al sacrificio della vita dei soldati in zone di guerra lontane dalla madrepatria.

Nella prima decade di maggio, il Ministro della Difesa italiano Roberta Pinotti è stata invitata a raccontare di tutto questo dal Ministro della Difesa Itsunori Onodera.
“Il Giappone e l’Italia sono paesi che hanno ricevuto diversi insegnamenti dalla storia passata”. In Italia infatti si è adottata la rinuncia alla guerra come risoluzione dei conflitti internazionali, così anche in Giappone è stata presa la stessa decisione a livello legislativo.

Dall’altro lato, il Ministro Onodera nel colloquio ha aperto una discussione volta all’approvazione del diritto alla difesa della collettività che il governo Abe sta affrontando. Quindi, l’Onorevole Pinotti, riconoscendo il giusto uso dell’esercizio alla difesa collettiva anche nella Costituzione Italiana, si è trovata d’accordo nel “comprendere in profondità il dibattito del Giappone contemporaneo”.

Al termine del conflitto, la Costituzione Italiana applicata nel 1948, ha sancito nell’articolo 11 la rinuncia alla guerra. Tuttavia, differentemente dalla Costituzione giapponese, ha portato i membri dell’ONU e la comunità internazionale a considerare l’ultima parte dello stesso articolo, con una libera interpretazione, un collegamento dell’invio di truppe all’estero come un “incentivo alla pace internazionale”.

Bombardamento aereo sulla Yugoslavia (Operazione Allied Force)*

Nel 1949, l’Italia entra ufficialmente nel Patto Atlantico (NATO). Nel 1982, durante la guerra civile in Libano vengono inviate truppe con il pretesto di proteggere i profughi palestinesi. Nel 1991, in occasione della Guerra del Golfo, vengono inviate navi da guerra e aeromobili, nonché forze armate da varie nazioni diverse.

Il dibattito basato sul “principio che fosse stata sancita la rinuncia alla guerra” si è ingigantito con il bombardamento della ex Yugoslavia. La ex Yugoslavia si trova fuori dall’area NATO e non erano previste risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Le incursioni aeree, che trovano fondamento nella legge di diritto internazionale, sono deboli ma sostenute dal governo. Le basi militari sul territorio italiano sono diventate punto di appoggio per gli attacchi in tutta l’Europa.
Il Parlamento Italiano, riguardo alla partecipazione alla forza militare NATO, sebbene avesse deciso di ricorrere ad una risoluzione che prevedeva solo “l’aiuto dalle retrovie”, ha deciso di bombardare con l’aviazione italiana supportata dall’esercito americano zone militari della ex Yugoslavia.

All’epoca del governo D’Alema ha continuato a giustificare (l’azione) affermando: “abbiamo la responsabilità di proteggere le realtà di supporto umanitario e i corpi militari italiani che sono schierati nei paesi limitrofi”.

3000 uomini presenti in Afghanistan

Sono state inviate truppe dal 2002 in Afghanistan e dal 2003 anche in Iraq. Per l’Esercito Italiano, attualmente, includendo anche le operazioni di peacekeeping (PKO) di quest’anno risalenti alla fine di maggio, l’intera spedizione ha visto partire 5738 uomini verso 25 paesi e zone (di guerra). Ancora di più in Afghanistan, sono di stanza un po’ più del 5%, circa 2995 soldati.

Finora, si calcolano 54 decessi, compreso un corrispondente di guerra, e 651 feriti. Una vittima, un militare italiano, il Caporal Maggiore Mario Frasca (deceduto a 32 anni) il 23 settembre 2011, ha perduto la vita nella parte occidentale di Herat.

“Mio fratello maggiore è tra i 45 soldati italiani morti in Afghanistan”. A parlare è Vincenzo (32 anni) fratello di Mario, da Foggia (Regione Puglia), sua città natale a 300 km di distanza da Roma. “anche se i soldati muoiono all’estero, nessuno ne parla. Aumentano solo le famiglie che soffrono.”

Il governo italiano attuale in merito agli invii di truppe ha spiegato che “rappresentano un aiuto per una ricostruzione della pace”.
Tuttavia, mamma Angela (56 anni) “non ha mai pensato che fosse un luogo sicuro”.
“Stavano percorrendo in macchina la strada vicina alla base e, per evitare un ostacolo non identificato, si sono allontanati dalla strada principale”.

La causa ufficiale della morte comunicata alla famiglia dall’esercito è stata “incidente mortale”. Le vittime incluso al caporale Frasca furono tre, due invece i feriti gravi.
Secondo il commento della stampa militare non si è trattato di “morte in combattimento”, ma i documenti dettagliati che riportano la causa della morte e le foto del luogo dell’incidente non sono mai stati mostrati in modo chiaro alla famiglia.

L’invio di truppe all’estero in Italia è diventato la normalità, si chiede insistentemente il padre Antonio (61 anni). Vengono spediti giovani soldati addirittura nei più lontani deserti, ma vanno davvero a proteggere il paese?”
(Foggia – città a Sud della penisola italiana = Ishida Hiroshi)

Articolo 11 della Costituzione Italiana

In Italia dopo la Guerra del secondo decennio, è stata predisposta la Costituzione della Repubblica Italiana, redatta da 75 giuristi scelti nell’Assemblea Costituente, i quali elaborarono il progetto di Costituzione. Approvata a dicembre 1947 dall’Assemblea, è entrata in vigore dal 1 gennaio 1948. Di seguito riportiamo la traduzione dell’articolo 11, riguardante il “rifiuto della guerra”.

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

(Foto in alto a sinistra)
(Didascalia)
“l’invio di soldati all’estero è davvero uno strumento di pace?”
La madre di un soldato caduto in Afghanistan parla con voce sconcertata = Foggia, Puglia Fotografia: Ishida Hiroshi

(Foto a destra)
(Didascalia)
l’Italia dopo “il ripudio della guerra”
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia, come il Giappone, ha deciso di formalizzare il “Ripudio alla guerra”. Tuttavia, a seconda dell’interpretazione che viene fatta della Costituzione, l’idea di pacifismo si sta trasformando / sta cambiando e sono molti i soldati che vengono inviati all’estero.

*n.d.traduttore
Operazione Allied Force – campagna di attacchi aerei portata avanti dalla NATO contro la ex Yugoslavia di Milosevic.